L’UOMO DEI FILI DORATI
DI DANIEL FERMANI
REGIA DI LAURA SALES
CON LUDOVICA CUNDARI LAURA SALES E ALESSIA SANTONI
CON LA PARTECIPAZIONE DI MARINA DORE E MARIO FARINA
MUSICHE DI CORRADO D’IPPOLITO
Dalla parte dell’autore
L’uomo dei fili dorati é stata scritta per incarico di Laura Sales, per essere rappresentata da lei, da Sara Sebastiani e da altre attrici da loro scelte. La consegna era un’opera sui tappetti persiani attuata da cinque donne.
Mi sembró allora adeguato creare una fantasia nell’atmosfera delle Mille una Notti, ma aggiungendo un carattere filosofico al racconto di –in questo caso- tre/cinque donne. L’azione si sviluppa in una notte, termine che hanno le donne per tessere i tappetti i cui soggetti daranno forma e sostanza al mondo. Sebbene ci siano delle divinitá invisibili che avrebbero ordinato questo compito, la creazione della terra e i suoi abitanti, dell’uomo e la sua anima, rimane lavoro delle donne. In questo modo ho preteso di riscattare il ruolo di dee primordiali che le donne hanno avuto nella mitologia umana, e restituire il loro protagonismo nella creazione.
Ma era necessario introdurre una storia per giustificare quella notte nella quale le tre/cinque protagoniste avrebbero tessuto i loro tappetti, e ho scelto il mito di Penelope e la sua attesa nel palazzo di Itaca. Nel caso delle cinque donne, che raccontano il mito, c’é una variazione che introduce brutalmente la realtá ed inmediatamente la capacitá femminile di trasmuttare in modo alchemico si direbbe, la morte in vita.
La Penelope di quest’opera sa che Ulisse é morto nella sua strada verso Itaca, e allora decide di ricamare sul tappetto della discordia la figura del suo uomo con le sembianze di un dio. Il parallellismo tra il lavoro di Penelope e quello delle tre/cinque donne dell’opera teatrale rafforza il senso demiurgico del loro compito, che non finirá nella morte, ma nella vita. La creazione implica spesso un sacrificio dello stesso dio creatore, ma voltato ad una rinascita in uno stadio diverso, forse lontano dai mali terreni.
Si tratta di un’opera corale il cui ritmo é scandito dalle parole, in uno stile poetico, misterioso e quasi onirico.
Anche in quest’opera le attrici si vedono legate, non dalle parole stesse, ma da un compito ben definito, che é il ricamo ognuna del suo tappetto. In questo modo le azioni sono molto circoscritte ad un ambito individuale e piccolo, e le parole s’impadroniscono della forza degli impulsi fisici che nel corpo si devono limitare, per costituirsi nel vero movente delle azioni volte alla rappresentazione.
L’uomo dei fili dorati é la creazione dell’ uomo dal punto di vista della donna, come dea primordiale, ma anche come amante che ha il potere di disegnare con le proprie mani l’oggetto del suo desiderio.
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