Dal 9 all’11 febbraio. Due anime, quella di un uomo e quella di un bambino, si alternano all’interno di uno stesso corpo, per raccontare ognuna la propria storia: una storia simbolo di una realtà che va oltre l’io soggettivo.
IL DOLCE MONDO VUOTO
Monologo teatrale scritto e diretto da Francesca Staasch
Con Lino Guanciale
Organizzazione Sara Rosato
Produzione Associazione Culturale Skin Trade
“Il Dolce Mondo Vuoto” è inserito all’interno della Rassegna LET Liberi Esperimenti Teatrali, rassegna di drammaturgia contemporanea che dà spazio a nuove scritture sceniche e ai giovani protagonisti del teatro.
Il giovane protagonista, solo in scena racconta una storia che si forma piano piano come se nascesse in quel momento nella sua testa. Una storia che con il passare del tempo cresce d’intensità. Una storia che si colora di tinte forti man mano che le due identità, quella del bambino con dei problemi e dell’uomo invisibile si alternano nel corpo dell’unico personaggio sulla scena.
L’uomo invisibile racconta al pubblico la storia della sua particolare condizione dell’esistenza; racconta della sua invisibilità, di quando è riuscito a diventare invisibile e del modo in cui mantenere questo stato, racconta i pro e i contro di questa scelta come unica via di sopravvivenza.
Il bambino cerca di rimettere insieme i pezzi del puzzle dell’ultima estate della sua infanzia. Un’infanzia in cui le figure genitoriali, l’intera famiglia man mano perdono per lui importanza e viceversa…Un padre inesistente e una madre che si allontana, un mondo che man mano si dimentica di lui.
L’uomo racconta un bambino, più che altro si racconta e si scopre, e chi lo guarda scopre la fragilità, l’isolamento che può accompagnare una vita.
Il tempo è quello dell’inizio degli anni ’80 ma è anche il non tempo, il tempo della mente, del ricordo, delle emozioni; il tempo e lo spazio che si crea dentro di noi in una condizione di particolare disagio, di estraniamento; lo spazio del vuoto, lo spazio in cui si può cadere quando si tocca l’invisibilità.
Un testo intenso, nuovo, mai piatto nello stile e nel contenuto. Un testo che si apre allo spettatore come una scatola cinese dove è rinchiuso il vuoto, l’essenza.
Ad accompagnare il protagonista Lino Guanciale, solo in scena, sono le videoproiezioni verticali ed orizzontali, delle vere e proprie suggestioni visive; veri e propri personaggi con cui l’attore interagisce, scenari desolati ed evocativi.
Le stesse luci e musiche diventano altri personaggi, luoghi o compagni del viaggio della vita di questo uomo dalle due anime. Tutto è al servizio e nello stesso tempo è dentro la narrazione che ha come scopo quello di svelare un enigma, il mistero di un trauma, il perché di una scelta.
Un’ambientazione presente, forte e nello stesso tempo distante; impossibile per il protagonista toccarla, come se vi fosse un limite invalicabile tra il proprio universo e quello che c’è fuori di lui.
A livello drammaturgico, la storia si svolge come un mosaico in cui pezzo dopo pezzo attraverso toni noir, suspense e una leggera ironia va a risolvere un mistero che è quello esistenziale.
Il dolce mondo vuoto sembra voler andare alla radice di una solitudine profonda, denunciando un senso di estraneità alla vita, un modo per sopravvivere ad una realtà in cui non ci si riconosce; l’uomo invisibile vede le persone, le capisce ma non vuole essere toccato; un’esistenza priva di contatto è l’unico modo per rimanere invisibile, per non cadere e non credere nell’illusione della comunicazione con l’altro; così il bambino abbandonato a se stesso costruisce un proprio mondo, un mondo alternativo in cui vivere creando relazioni fantastiche.
La narrazione è un alternarsi continuo di sentimenti, un dialogo che si materializza a poco a poco attraverso attimi illuminati dal ricordo; uno spettacolo che cresce fino raggiungere nella seconda parte un’alta intensità e bellezza.
Interprete Lino Guanciale, attore cinematografico e teatrale che nel 2004 ha ottenuto il “Premio Gassman”, assegnato dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” al miglior allievo degli ultimi dieci anni, mette in questo ruolo tutto se stesso, tutta la sua capacità artistica, la sua ironia e profondità. Un attore che si sa donare in scena, che non finge e non cade in una tecnica contenitiva; un attore che rischia, che lascia fluire il personaggio lentamente in modo da prendere corpo e farsi strada davanti agli occhi dello spettatore. Un processo che solo un buon attore può permettersi.
LET Liberi esperimenti Teatrali
Dal 18 gennaio al 6 marzo 2011
Cometa Off - via Luca della Robbia 47, Roma (Zona Testaccio)
Per informazioni: telefono 0657284637
Articolo di: Laura Sales
Grazie a: Ufficio Stampa Laura Mauti
Sul web: www.cometa.org/off
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