domenica 24 aprile 2011

DALLA PARTE DI FRANCO...SULLA CITTA' INFERNALE

La mia collaborazione con Laura Sales e con la “Casa de Asterion” è nata con l’opera Referente incesto  di Daniel Fermani.
In quell’occasione mi è stata data la possibilità di disegnare ai piedi del palcoscenico durante le prove generali e lo spettacolo. Ero ancora totalmente ignaro del lavoro a cui stavo assistendo e partecipando e subito dopo i primi minuti dello spettacolo ho deciso di lavorare al buio lasciandomi trasportare solo dalle sensazioni che evocavano le parole.
Parole gettate come pietre, e proprio per questo, ancora più forti, prive di filtri interpretativi. Il buio che avevo scelto mi ha condotto ad un percorso affascinante e nuovo. I disegni realizzati avevano una forza e una corrispondenza quasi oggettiva con i movimenti scenici che io non avevo visto, ma solo decodificato nel mio corpo e nel gesto grafico. I miei bozzetti erano i corpi degli attori, le loro tensioni, i loro pieni e vuoti, il loro ritmo. Da qui una collaborazione che ormai dura da anni, una ricerca che si fonde e scambia linguaggi del corpo in scena al gesto grafico, dalla danza ai colori.
La mia opera pittorica e la messinscena  hanno iniziato a svilupparsi su piani diversi ma trovando sempre un linguaggio comune e funzionale.
La città infernale è la prima opera di “Los Toritos” un gruppo di amici che ha iniziato il percorso ad ottobre 2010, lavorando duramente su elementi del training spazio, voce, corpo fino alla costruzione della macchina…
Mi aiuto con la macchina fotografica digitale, non per prendere inquadrature, ma per catturare emozioni che in seguito, al buio, riesco a tradurre le sensazioni catturate dall’obiettivo che ho preso dei particolari, vado con la memoria a quelle visioni traducendoli in segni”

Lavorare dietro lo schermo mentre appaiono le ombre, sempre al buio, attraverso luci e colori che appaiono dietro lo schermo trasparente. Trasposizione delle mie immagini assemblate con le figure degli attori che arrivavano attraverso….

La mia entrata nel percorso di “Los Toritos” per la costruzione de La città infernale è avvenuta poco prima di andare in scena, ad una settimana dalla “prima”. Ho assistito e ripreso il lavoro con filmati e foto e sono rimasto colpito dalla coralità dei 6 attori che riuscivano ad esprimersi con una tale tensione unica, totale seppur mantenendo inalterate le individualità tecniche, erano un corpo unico. Ogni interprete, senza prevaricare l’uno sull’altro, riesce a dare la sensazione dell’insieme dell’opera, ognuno ha la sua specificità in un racconto unico, ognuno ha uno stile corporeo diverso, ognuno si muoveva, in scena, con la propria libertà verso uno scopo comune.

Laura mi ha chiesto il video dell’Inferno da utilizzare come proiezione alle spalle degli attori; fotogrammi scorrevoli con colori evocativi per integrare i movimenti scenici e come sempre, alla base del mio intervento, ho libertà della scelta di come entrare nell’opera. E ho scelto di entrare in modo differente rispetto al passato, perché su un altro percorso è la mia ricerca. Ho lavorato su due livelli, utilizzando in una prima fase l’obiettivo fotografico per catturare un particolare, una sensazione dell’attimo del presente per poi nel secondo momento, al buio, trasporre sul foglio in gesto grafico e colore facendomi guidare dalle sensazioni.
Il secondo livello è stato quello di lavorare dietro il quadro, dietro il video, al buio, facendomi guidare dalle ombre integrate nel dipinto e dalle voci distorte che mi arrivavano. Io ero dentro lo spettacolo, dentro il dipinto, dalla parte opposta della direzione della voce. Ero dentro e fuori, nel mio buio, ma anche nel qui ed ora de  La città infernale.
Il mio lavoro è diventato un lavoro di montaggio di elementi differenti, di imput diversificati verso una creazione che non risponde più alla logica del più e ora, dell’estemporaneità, ma che nel montaggio successivo acquisisce sembianze nuove e paradossalmente ancora più vicine al reale.

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