sabato 9 aprile 2011

DONNE ARGENTINE IN FONDO AL MARE

Il testo e lo spettacolo
“Donne argentine in fondo al mare”, testo scritto dall’autore italo-argentino Daniel Fermani, e rappresentato in Italia da più di due anni, è un testo al femminile. Tre donne gettate dagli aerei in corsa durante la dittatura argentina sono ormai parte del fondale dei fiumi...legate, quasi prive della propria corporeità, un tempo parte essenziale della loro vita, sono diventate solo pensiero, ricordo... Le donne-sirena raccontano la loro vita in quei giorni atroci della dittatura argentina; raccontano del loro corpo, delle violenze subite, dei balli con i soldati, dei vestiti indossati, delle percosse, del parto, del rapimento dei loro bambini, della musica che evoca il tempo passato, della droga…nulla sfugge ad un autore intenso come Fermani circa l’universo femminile in una situazione difficile e disperata come quella del 1976-82 in Argentina presso l’ESMA.
Sono parole che gettano come sassi, che si propagano nell'acqua ci narrano della loro perdita d'identità, della loro vita, del corpo violato, dell'umanità distrutta, delle violenze subite, delle cene con i propri torturatori, dei sogni di paesi lontani, delle celle dell'inferno in cui sono state rinchiuse, dei figli che hanno dato alla luce e a cui hanno dovuto rinunciare.
Il testo di Daniel Fermani autore italo-argentino con il suo stile inconfondibile, tagliente e diretto, mai autoconsolatorio dà l'opportunità alle tre attrici di confrontarsi con la storia di sangue di un Paese lontano geograficamente ma vicino nella tradizione: l'Argentina.
Una recitazione che nasce dalle tensioni corporee, che non cade nel lirismo, che non cerca di commuovere ma solo di raccontare attraverso il proprio strumento: il corpo che vibra, la realtà di donne divenute sirene delle acque. Una recitazione cruda, uno spettacolo della durata di 40 minuti con musica dal vivo del chitarrista Andrea Bigotti, nella versione originaria. 40 minuti in cui non si ha il tempo di respirare, in cui lo spettatore è rapito e trasportato nell’oblio della violenza, della musica e del silenzio di quelle prigioni dove tutto poteva accadere. Dove tutto ancora oggi accade, in altre parti del mondo.

Il contesto di riferimento storico
Argentina, Novembre 1975
Di fronte a lotte popolari impetuose, a un fronte di guerriglia urbana e rurale tra i più vasti e intraprendenti dell’America latina, a innovati esempi di autogestione operaia e di quartiere, il generale Videla dichiara: “In Argentina dovranno morire tutte le persone necessarie affinché torni a regnare la pace”. Pochi giorni dopo dà al governo un ultimatum di 90 giorni per evitare anarchia e immoralità. Lo rispetterà alla lettera: all’alba del 24 marzo 1976 una giunta militare prende il potere e annuncia l’inizio del processo di riorganizzazione nazionale. E’ il periodo più buio delle repressione. Da questo momento fino al 1982 trentamila persone- donne, uomini, neonati- sono fatte sparire in un nulla popolato di sequestri e torture. Trentamila desaparecidos, privati di libertà, dignità e diritto. Privati della nascita, della vita e pure della morte. Migliaia di persone, alla fine di sofferenze inconcepibili ma concepite, pianificate e inflitte da una feccia umana proclamatasi stato, sono ammassate in stive di aerei da carico e gettate di notte, ancora vive, a grappoli, nelle acque melmose del Rio de la plata o caricate su camion e fucilate sull’orlo di improvvisate fosse comuni.

L’archetipo
Donna come…
Possiamo parlare del mondo femminile da diverse angolature, essendo un universo tra i più affascinanti e complessi dai tempi antichi ai nostri giorni. La donna, essere dalle molteplici facce, strega affascinante del periodo medievale, che conosceva i segreti delle erbe, la comunicazione con la natura, colei che tanto ammalia quanto si cerca di combatterla, di soggiogarla; donna come madre, colei, unico essere in grado di creare, di dare vita, donna come casalinga, schiava, subalterna da picchiare, sfruttare, violentare, donna come compagna, confidente, amica. Se si dovessero elencare tutte le associazioni con questa figura che è la metà dell’essere umano non si finirebbe più, ma quello che sicuramente risalta è la sua bellezza e la sua apparente fragilità che nasconde tanta forza. Una forza che si manifesta nella storia proprio nei momenti più duri, come quelli delle dittature, delle tratte…


Daniel Fermani
Nato a Mendoza, Argentina, è drammaturgo e regista teatrale. Il suo lavoro di sperimentazione è cominciato in Italia, e poi ha proseguito in Argentina, dove tiene un laboratorio permanente di ricerca  ed insegna drammaturgia e Storia del Teatro.
La sua sperimentazione teatrale lo allontana del teatro tradizionale, recitativo e d’interpretazione, e si basa sulla ricerca della manipolazione del tempo convenzionale attraverso il lavoro corporale dell’attore, e quindi l’acceso ad altri livelli di coscienza col dominio del proprio organismo, l’esercitazione sull’equilibrio, la respirazione, le energie e la concentrazione.
La sua drammaturgia é complessa, si struttura in forme senza azione, piú vicine alla narrazione che al testo drammatico in dialoghi, ed il suo contenuto é folto di salti nel tempo e riferimenti alla Storia, alla Storia dell’Arte, alla filosofia, all’Alchimia, e anche alle citazioni delle tragedie greche, di Shakespeare, Beckett.
Dal 2000 lavora a Mendoza con la sua compagnia sperimentale “Los Toritos”, fondata a Roma nel 1999, ed il suo teatro di ricerca, “La Casa de Asterión”.
    

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