giovedì 21 luglio 2011

La Tempesta - Silvano Toti Globe Theatre (Roma)

Una bravissima e bellissima Mariangela D’Abbraccio in “Teresa la ladra”, domenica 10 luglio a Villa Pamphilj, testo di Dacia Maraini e musiche originali di Sergio Cammariere. La drammaturgia offre uno spaccato della società italiana dalla metà degli anni Venti fino agli anni Settanta, raccontato attraverso la storia di una ladruncola buffa e disgraziata che percorre gli eventi e la storia d'Italia.


I concerti nel parco, estate 2011 presenta
Mariangela D’Abbraccio in
TERESA LA LADRA
Che ce voi fa’…s’ha da campà
Drammaturgia di Dacia Maraini
Musiche originali di Sergio Cammariere
Testi canzoni Maraini-Cammariere
Regia di Francesco Tavassi
Musicisti Alessandro Golini (violino), Luca Pirozzi (chitarra), Gianluca Casadei (fisarmonica), Raffaele Toninelli (contrabbasso), Emanuele Pellegrini (percussioni)

Teresa è una donnina semplice, dall’esistenza difficile sin dalla nascita, una donna di paese, di famiglia umile, che subisce inconsapevolmente tutte le grandi trasformazioni di un Paese come l’Italia, dalla seconda guerra mondiale fino al boom economico. Un personaggio che non viene dalla fantasia dell’autrice, ma dalla vita (ed in parte ricorda i personaggi di Moravia); Dacia Maraini ruba, infatti, il personaggio dalle carceri dove si trovava per un’inchiesta sulle prigioni femminili.
Una donna coraggiosa, analfabeta con un’intelligenza originale e vivacissima, pronta ad ironizzare sempre sul lato nero della vita. Teresa è un personaggio straordinario nato in un’Italia dai tempi duri e difficili, ma anche pieni di sogni e metamorfosi. Teresa è sola e si fa furba, si fa ladra per sopravvivere, per non soccombere. Teresa appartiene al popolo di cui mantiene i colori inalterati e ben visibili come sulla tavolozza di un pittore.
Il racconto di Teresa, interpretata in modo straordinario da Mariangela D’Abbraccio, va dalle sfumature del dramma a quelle dell’ironia. Dà supporto all’attrice un testo, quello della Maraini, che ancora una volta fa emergere la grande capacità di scandagliare l’animo femminile attraverso una scrittura semplice, comprensibile e naturale, vicina al parlato da cui assimila numerosi modi di dire. La musica, i testi, le canzoni, interpretate dalla stessa Mariangela D’Abbraccio sono parte del racconto, parte di un’unica narrazione che prende corpo momento dopo momento davanti agli occhi dello spettatore, come se Teresa si trovasse davanti allo specchio a ridere di sé, a soffrire della propria vita, ma a non poter far a meno di raccontarla, di donarla, di darle forma ancora una volta perché, in fin dei conti, il racconto esorcizza e rende ancora vivi. Il racconto seppur doloroso è un modo per coccolarsi, per sentirsi una persona, per farsi forza. Lo spettacolo costituisce un esempio ben riuscito di teatro-canzone dove ogni mezzo utilizzato sul palcoscenico è parte del racconto, del personaggio; la valigia, compagna inseparabile di Teresa, simbolo di una vita precaria, mutevole, dove non ci sono radici o porti sicuri a cui attraccare, è vera e propria coprotagonista della scena, cessa di essere strumento per divenire simbolo; la musica e gli artisti presenti in scena non sono solo l’orchestra che suona ma diventano fantasmi, protagonisti della vita di Teresa, sono la sua famiglia, i suoi fratelli; la sedia, quella sedia a cui ci si appoggia, o che si vorrebbe tirare dietro a chi ci fa del male, quella sedia che ci contiene e ci lega. L’aspetto musicale è l’altra faccia che ha permesso a questo spettacolo di essere quello che è, una piccola perla preziosa: nove canzoni inedite che vanno dalla struttura villanesca alla canzone popolare, dalla tarantella alle filastrocche.
I temi raccontati sia in forma parlata che cantata sono quelli della guerra, della prigione e della violenza; narrati, proposti con un’ironia un po’ amara, dissacrante, divertita, quasi da cabaret e una profondità densa di figure allegoriche e metaforiche. Le canzoni sono delle vere e proprie opere d’arte che raggiungono picchi di espressività ed emozione rari nel teatro e nella musica italiana contemporanea. Sergio Cammariere, prima volta per il Teatro, già noto per le sue doti di emozionante e raffinato pianista, autore ed interprete, regala in “Teresa la Ladra” parti della sua anima artistica viva, profonda, multiforme, ironica e lirica.
Già interpretata da Monica Vitti per lo schermo, diviene monologo teatrale con Mariangela D’Abbraccio; uno spettacolo teatrale di un’ora e trenta tra musica e parole interpretato da una delle attrici migliori del mondo teatrale contemporaneo in grado di passare da ruoli drammatici a brillanti con la stessa padronanza dello strumento, con la stessa umiltà e predisposizione a far emergere di volta in volta il nuovo personaggio e mai se stessa. Una donna, un’attrice dalla rara bellezza scenica, capace di incantare sia con la recitazione che, in questo caso ancor di più, con la canzone. “Teresa la ladra”, che voi fa’ s’ha da campa’.

Villa Doria Pamphilj, Teatro Villa Pamhilj - via di San Pancrazio 10, Roma
(In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno al Teatro Vascello – Via G. Carini 72)
Orario spettacoli: 21.15
Informazioni per il pubblico: 06/5816987 – 339/8041777
Biglietti: I settore Poltronissime € 25, ridotto Poltronissima 23 €, I settore Platea € 20, Ridotto I settore € 18, II settore Gradinata € 15, Ridotto II settore € 13, Formula 4X3 Tre biglietti interi/Quarto biglietto € 1

Articolo di: Laura Sales
Grazie a: Ufficio Stampa Maurizio Quattrini

La Tempesta - Silvano Toti Globe Theatre (Roma)

Dall'1 al 17 luglio. “La tempesta”, penultima opera di Shakespeare, apre la stagione 2011 del Globe Theatre di Roma: un magistrale Giorgio Albertazzi nel ruolo di Prospero, per un’importante produzione della scorsa stagione che ha realizzato ben 8.717 spettatori in 9 repliche.






Produzione Politeama Srl presenta
Giorgio Albertazzi in
LA TEMPESTA
di William Shakespeare
Regia di Daniele Salvo
Traduzione di Agostino Lombardo
Interpreti (in ordine alfabetico)
Prospero - Giorgio Albertazzi
Stefano - Marco Bonadei
Ferdinando - Tommaso Cardarelli
Miranda - Roberta Caronia
Alonso (Re di Napoli) - Massimo Cimaglia
Sebastiano (suo fratello) - Pasquale Di Filippo
Caliban - Gianluigi Fogacci
Ariel - Melania Giglio
Francesco / Nostromo - Alessandro Loi
Adriano / Capitano - Daniele Sala
Trinculo - Marco Simeoli
Antonio (fratello di Prospero) - Carlo Valli
Gonzalo - Virgilio Zernitz
Marinai/Spiriti/ gentiluomini - Eugenio Dura, Vasco Giovanelli, Mirco Boscolo, Roberto Colombo, Valeria Brambilla, Freddy Regazzo
Scene Alessandro Chiti
Costumi Gianluca Sbicca
in collaborazione con Susanna Proietti
Musiche originali Marco Podda
Collaboratori ai movimenti Eugenio Dura, Vasco Giovanelli
Assistente alla regia Alessandro Machia
Assistente del M° Albertazzi Stefania Masala
Assistente scenografa Fabiana Di Marco
Disegno Luci Umile Vainieri
Disegno Audio Franco Patimo

Nel meraviglioso scenario del Globe Theatre di Roma, “La Tempesta” sembra trovare la sua essenza magica, il suo essere un vero e proprio artificio di un uomo che domina le forze della natura. Un allestimento scenico ricco ed importante, una rilettura articolata su piani differenti, misteriosa e dove gli elementi del meta-teatro sono ben chiari, dove spesso il personaggio di Prospero e la storia artistica del suo interprete si fondono in un’unica cornice.
La chiave di lettura offerta dal regista, Daniele Salvo, non è univoca: si va dalla più semplice, quella della narrazione del racconto dell’opera shakespeariana, alla più complessa, quella simbolica e legata ad una lettura del tempo presente come eterna connivenza del bene e del male, dei giochi, dei tradimenti e delle bugie insite nell’essere umano, della sua brama di potere.
La tempesta come simbolo di un’epoca, di quest’epoca, e della caduta a picco dei suoi ideali morali e delle regole sociali. L’isola, dove avviene tutta l’azione scenica, è un microcosmo artificioso in cui si manifestano amplificate tutte le emozioni, i vizi e le passioni di ciascun personaggio.


Un’isola, il palcoscenico, di pochi metri quadrati, un rifugio estremo, ultima spiaggia quando non ci riconosce nel mondo da cui si proviene. Un’isola bizzarra, in cui la realtà muta continuamente, un vero e proprio labirinto fisico e mentale, in cui ci si può smarrire per poi riapparire completamente mutati; in cui lo scorrere del tempo è il lento smascheramento del volto di ognuno. Come un velo, minuto dopo minuto, la maschera sociale perde peso ed importanza ed il viso, l’anima si rende manifesta per quello che è. Ognuno alla fine ritrova se stesso, la propria collocazione sociale, la propria natura. Una lettura registica sorprendente e violenta, in cui lo spazio della pura vicenda viene offuscato dalla visione magica ed onirica del racconto.
L’incipit iniziale, la scena della tempesta e del naufragio, non lascia spazio a sentimenti ed emozioni ad intermittenza; si viene immediatamente rapiti dall’azione, da un palco magico che ha molti elementi in comune con lo spazio del sogno. Quello spazio che temiamo e allo stesso tempo ricerchiamo. Uno spazio dai colori offuscati, dagli odori alterati, in cui personaggi strani e non umani vengono ad abitare e a sussurrare parole alle nostre orecchie, ad alterare e guidare i pensieri.
Sull’intera vicenda domina Prospero, esiliato dal Duca di Milano ed interpretato con pacata e forte autorevolezza dal Maestro Giorgio Albertazzi; un Prospero padrone del tempo e dello spazio, un uomo vicino alla magia, che domina gli elementi della natura più che con la forza con la persuasione. Ed in questa figura, così importante, l’attore e il personaggio si fondono in una storia che, per lo spettatore, non è solo quella della vicenda shakespeariana ma anche quella del teatro italiano. Un padre, un uomo, un mago, un demiurgo, un deus ex machina. Onnipotente nella sua isola, che è il palcoscenico. Un padre per Miranda, ma non solo; un uomo che sa far trasparire la parte paterna quando necessaria e l’autorità mai ostentata, quando ad intervenire deve essere la fermezza.
Un’isola ricca di talenti, su cui dominano, accanto a Prospero, un intensissimo e articolato Ariel interpretato dalla bravissima Melania Giglio e un mostruoso e accattivante Calibrano, Gianluca Fogacci. Ariel, un purissimo spirito, agile, sofferente, sottomesso e fantasioso servo, dai modi leggiadri ma forti, di sesso indefinito alla ricerca della propria libertà e identità. Calibrano, un essere di terra, animalesco, sofferente. I due attori si dividono gli elementi del cielo e della terra, non risparmiando nulla della loro arte, donando al pubblico e alla vicenda momenti di forte impatto estetico.


Un artificio, quello di Prospero, arricchito dagli effetti sonori e visivi che contribuiscono alla sua magia intrinseca, dagli spiritelli che accompagnano Ariel interpretati da ballerini bravissimi che dominano la scena e rapiscono gli occhi degli spettatori, da alcuni éscamotages registici di dislocazioni, apparizioni e sparizioni varie, dalla sorprendente scenografia realizzata da Alessandro Chiti, costituita da elaborati tendaggi barocchi di un unico colore e pesanti funi mobili, che ben si adatta alla struttura del Globe e al disegno luci. Nessuno spazio del palcoscenico, nessuna nicchia non è stata sfruttata e riempita di significato e di simbolismo. Una rilettura della tempesta inquietante, di grande gioco di equilibri e di notevole fascino emotivo.
Ogni gruppo, ogni piccolo microcosmo ha il suo linguaggio, il suo ritmo, le sue peculiarità.
Dolci, adolescenti e puri, i due giovani Miranda e Ferdinando; comici, brillanti Trinculo e il suo compagno; artificiale, lento il gruppo dei nobili. Magico, sfuggente appartenente al mondo dell’onirico quello di Ariel e degli spiritelli.
Al termine dello spettacolo, della tempesta tessuta come una ragnatela fittissima da Ariel, per volere di Prospero, dove ogni naufrago ha perduto l’orientamento e ha vagato a lungo tra dolore e follia per ritrovare se stesso, restano agli spettatori immagini intense come quella del banchetto offerto da Ariel, il momento in cui lo spiritello acquista la libertà e toglie la maschera, l’ultimo monologo di Prospero, il parto di Cicurax, le scene di Trinculo, le danze e i movimenti macabri degli spiritelli, il palco nudo quando alla fine scompare la scenografia.

Silvano Toti Globe Theatre – Largo Aqua Felix (Piazza di Siena) Villa Borghese, Roma
Orari spettacoli: dall’1 al 17 luglio, dal martedì alla domenica ore 21.15, lunedì riposo
Per informazioni: telefono 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)
Botteghino: viale Pietro Canonica, tutti i giorni dalle 14 alle 19, nei giorni di spettacolo fino alle 21.30; prevendite circuito Box Office Lazio – Greenticket
Biglietti: Platea posti in piedi intero €10, ridotto under 25 €8, ridotto Globecard €7
Balconate: intero da €13 a €23, ridotto da €11 a €20, ridotto Globecard da €9 a €18
Diritto di prevendita (applicabile fino a 2 ore prima dello spettacolo) da €1,50 a €2,00
Con la Globe Card (€5,00 valida per la stagione 2011, in vendita esclusivamente presso il botteghino del Teatro, nominale e non cedibile): riduzione da €3 a €4 sul costo del biglietto ordinario.
Con la Globe card si può accedere, con ingresso ridotto, ai Musei del Sistema Musei in Comune e usufruire di uno sconto del 10% al Globar.
Tutte le domeniche continua l’iniziativa “i fidanzati di Villa Borghese”. I “fidanzati” di tutte le età avranno diritto a una riduzione sul biglietto di ingresso.
Il mercoledì per gli over 65 speciale promozione “biglietto 2×1”.
Il venerdì per gli under 20 ingresso ridotto. Riduzioni non applicabili ai biglietti di platea.
Dal 2 luglio al 7 agosto tutti i sabati e le domeniche alle 19.30 i possessori
di un biglietto dello spettacolo potranno partecipare ad una visita guidata gratuita
al teatro (prenotazione obbligatoria allo 060608 max 30 persone)

Articolo di: Laura Sales
Grazie a: Giusi Alessio e Fabiana Magrì, Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura

Raffaello e la leggenda della Fornarina - Teatro Argentina (Roma)

Il narratore, un giornalista dei nostri giorni, Gia Fort Shoping: scrittore fallito, noto per essere un perditempo, ricostruisce la storia dell’amore che legò Raffaello e la Fornarina. Una storia in cui leggenda, realtà e fantasia si fondono in una matassa impossibile da sciogliere, dove le anime, i pensieri, il destino sembrano reincarnarsi di vita in vita.




RAFFAELLO E LA LEGGENDA DELLA FORNARINA
Opera Musicale Moderna in due atti
Musiche, libretto e liriche Giancarlo Acquisti
Regia e coreografie Marcello Sindici
Contributi alle liriche, versione inglese Alessandro Acquisti
Direzione musicale Roberto Tucciarelli, Giovanni Maria Lori
Costumi Simonetta Gregori
Scenografie Gianluca Amodio
Produzione Luigi Guardiano – Gruppo Guardiano
Responsabile di produzione Teresa Palermo
Pr e Ufficio Stampa Carla Torriani Comunicazione
Promozione turismo e estero Tiziana Conte
Assistente alla regia Lisa Giovannini
Assistenti alle coreografie Isabella Proietti, Deborah Di Mari
Collaborazioni Tiziana Argenti, Marco Angeletti, Rosy Messina, Brunella Platania
Personaggi e interpreti:
Gia Fort Shoping - Pietro Pignatelli
Fornarina - Renata Fusco
Raffaello - Michele Carfora
Lucrezia - Laura Galigani
Mario - Lorenzo Tognocchi
Tommaso - Daniele Adriani
Giacinto Luzi - Gianni Pontillo
Imperia - Luisa Ricci
Moulin Rouge - Lello Busiello
e con Cecilia Fracchia, Federica Gargano, Giulia Barbone, Beatrice Zancanaro, Anna Maria
Perilli, Serena Francucci, Corinna Capponi, Federica Fabbri, Stefano Martoriello, Mirko Boemi, Samuele Cavallo, Olti Shaqiri, Raffaele D’Anna, Emiliano Palmieri, Simone Nolasco, Francesco Consiglio

Gia Fort Shoping sta cercando una storia vera, interessante, ricca di passione, amore e scandali, una storia che abbia la forza di riscattarlo e tra una bevuta e l’altra la trova in un antico rione di Trastevere intorno ai primi del 1500. E’ la storia di Fornarina, donna bellissima, dal temperamento passionale, ispiratrice, modella e amante di Raffaello. Il grande maestro si innamora a tal punto di lei da trascurare importanti lavori commissionati dal papa e dai Chigi. Raffaello morirà nel suo letto in circostanze non chiare a soli 37 anni. La donna sconvolta da tale morte trascorrerà il resto della sua vita nel convento di S. Apollonia. Alla storia già tragica si aggiunge una leggenda che passa di bocca in bocca nel rione: alla morte di Fornarina si riunisce un tribunale composto da amici, abitanti, cari, presieduto dal ricco e potente banchiere Agostino Chigi, suo ex amante, che nutre per lei un profondo rancore e, ritenuta responsabile della morte di Raffaello, la condannerà ad una pena atroce. Sconterà le sue colpe vagando per le stanze che hanno visto concludersi tragicamente la breve vita del Pittore, fino al giorno in cui una sua discendente non la riscatterà con un grande atto d’amore. Sono trecento gli anni che passeranno fino al giorno del riscatto e sarà Lucrezia Luzi, sua discendente, a farlo, con un estremo atto di amore.

Il racconto dello scrittore si snoda su un doppio binario, quello del Cinquecento dove prendono vita i personaggi di quel periodo storico e quello dell’Ottocento: Lucrezia come Fornarina, Mario come Raffaello, Tommaso come l’antenato Chigi.


Un’opera musicale moderna che si colloca nella migliore tradizione musicale degli ultimi anni, dal Rugantino a Notre Dame de Paris, con cui troviamo molte somiglianze; un musical che parla di Roma, racconta del suo popolo, dei suoi costumi, delle sue innumerevoli leggende.
Un’opera con un cast eccezionale: dalla voce bellissima e potente di Renata Fusco che con una grande personalità e una forza espressiva fuori dal comune rompe la quarta parete, ai bravissimi ballerini. Un corpo di ballo, che non fa da corollario ai protagonisti, ma composto da veri e propri personaggi della Trastevere del Cinquecento e dell’Ottocento, una Trastevere colorata, i cui vicoli sono sempre animati da vita; una vita che pulsa di amore, ricatti, musica, danza e vere e proprie liti dove spesso si introduce il fantasma della morte. Ballerini che riempiono la scena, che non danzano solo ma partecipano, sentono e vivono quello che accade sul palco. Dalla superba orchestra alla freschezza dei volti e delle voci di Raffaello e Mario, interpretati da Michele Carfora e Lorenzo Tognocchi. Un quartetto quello di Lucrezia, Fornarina, Raffaello e Mario bello, intenso, passionale. Di grande forza scenica i passaggi in cui Fornarina ricorda i momenti della propria vita e la triste vicenda del sacrificio di Lucrezia.

La colonna sonora che si ispira alla grande tradizione del melodramma italiano, rielaborata e presentata in forma e stile moderni, è la vera protagonista di “Raffaello e la leggenda della Fornarina”. Firmata da Giancarlo Acquisti, si tratta di una partitura musicale con dei testi intensi, delle parole che sono veri e propri testamenti, dialoghi, pensieri. Testi che divengono attraverso i cantanti vere e proprie emozioni nello spazio.
Un’opera da vedere, a cui abbandonarsi, di cui godere, con cui commuoversi.

Dopo la presentazione del Musical in anteprima svoltasi al Teatro Argentina (in versione Concerto-Show con Orchestra dal vivo), lo spettacolo debutterà al Teatro Sistina i prossimi 6-7-8 luglio, un appuntamento da non perdere!

Articolo di Laura Sales
Grazie a: Ufficio Stampa Carla Torriani Comunicazione
Foto dei protagonisti tratte dal sito ufficiale del musical
 

Libertà va cercando (parte prima) - Liceo Scientifico Statale Teresa Gullace Talotta (Roma)

Lo spettacolo rientra nell’esperienza iniziata nel 2008-2009, in collaborazione con il prof. Franco Ghione e la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Tor Vergata. Obiettivo è l’intenzione di unire Ricerca, Teatro e Scienza nell’ambito delle attività di educazione alla legalità.


LIBERTA’ VA CERCANDO – PARTE PRIMA
di Marina Dore
con Ruggiero Catrini, Iacopo Fara, Francesca Guidi, Lorenzo Ippoliti, Vasilica Manole, Christian Antonio Marlats, Martina Orrico, Giuseppe Testa e con Jessica Novelli (il Tempo)
assistenza tecnica Mattia Ranaldo
regia Marina Dore

Lo spettacolo è costituito da due parti autonome, due aspetti di uno stesso tempo e sintesi della ricerca svolta nei campi espressivi della danza, del teatro e della musica. Un’unica luce crea zone dalla forma irregolare e asimmetrica: bagna gli attori e allo stesso tempo gli spettatori, sfuma la distanza tra chi agisce e chi vede, assorbe gli attori e rivela gli spettatori che vengono continuamente chiamati in causa attraverso il meccanismo del ricordo, dell’emozione, del tempo che parte dall’oggi e si avvolge per arrivare al giorno dell’Unità d’Italia. Un tempo che è scandito da poche parole, forti, toccanti; da poche immagini, specchio del reale; da alcune canzoni che vivono e vibrano in noi; da pochi racconti che appartengono ad ogni famiglia, tramandati di padre in figlio.
Un lavoro che non ha nulla da invidiare a quelli che vediamo quotidianamente nei teatri della capitale ad opera di artisti professionisti. Una regia accurata, delicata e capace di toccare le corde del pubblico come’è nello stile di Marina Dore, attrice e regista teatrale, che si cimenta spaziando dal teatro di ricerca alle commedie; dallo stile inconfondibile per la ricerca e selezione delle musiche, per la cura nei movimenti, la pulizia delle coreografie e delle scene, semplici, toccanti, leggere e allo stesso tempo penetranti.
Uno spettacolo di un’ora che vola e contemporaneamente commuove gli spettatori di ogni età, da chi alcuni momenti storici li ha vissuti a chi li ha solo sentiti raccontare, a chi li sente scorrere dentro perché nonostante tutto sente di essere italiano e sente che qualcosa vive in lui da molto tempo, la storia; la storia di chi per questo Paese ha dato la vita, chi ha lottato per un ideale, chi ad oggi non ci crede più e chi vuole crederci.
Ad essere in scena sono dei ragazzi del liceo, quegli stessi ragazzi che spesso si pensa non abbiano nulla da dare ed invece in questo lavoro hanno dimostrato una capacità tecnica altissima: dallo sguardo mai casuale ai movimenti puliti, perfetti, dall’uso dello spazio scenico alla dolcezza e serietà nei racconti, sino alle musiche cantate e suonate con abilità; veramente toccante il momento di una delle canzone tradizionali degli anni della guerra dove gli attori lasciavano trapelare la loro timidezza senza alcuna barriera: la guerra di Piero, Bella Ciao…
Parte integrante e anch’essa protagonista la danza del tempo che avvolge in rewind la storia letta dal presente al passato; movimenti geometrici, non fluidi, spezzati che evidenziano il riavvolgersi meccanico del Tempo e i filmati…pochi, toccanti come solo alcune immagini possono essere.
Un lavoro bello, uno spettacolo che non dovrebbe terminare il suo percorso in una singola serata poiché molto ha da dire e da risvegliare. Uno spettacolo nato nella scuola, grazie ad una professoressa che crede nei suoi allievi, nella possibilità dell’arte di tirar fuori da ognuno la parte bella e creativa.

Liceo Scientifico Statale Teresa Gullace Talotta - Piazza Cavalieri del Lavoro 18, 00173 Roma

Articolo di: Laura Sales